martedì 29 maggio 2018

"L'ingorgo" di Luigi Comencini

Ho visto, in tempi piuttosto recenti, due film di Luigi Comencini (Salò 1916 - Roma 2007) usciti nelle sale italiane durante la seconda metà degli anni '70. Penso che, il regista salodiano, insieme a Dino Risi, rappresentasse in quel preciso momento il meglio della cosiddetta "Commedia all'italiana": un genere cinematografico nato alla fine degli anni '50, in cui ben s'inseriscono capolavori come I soliti ignoti, Il sorpasso e La voglia matta; Comencini , già allora si dimostrò un seguace e un esponente di questa sorta di scuola, che si affermò grazie all'estro di alcuni cineasti italiani, ma, ancora di più, grazie alla bravura non indifferente di attori come Alberto Sordi, Nino Manfredi, Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, Marcello Mastroianni e Walter Chiari: una generazione di talenti irripetibile che in tantissimi (io compreso) ricordano con grande nostalgia. Il film di cui voglio parlare è L'ingorgo; uscì nel 1978, e vanta, nel suo cast, la presenza di stelle cinematografiche come Alberto Sordi, Fernando Rey, Marcello Mastroianni, Angela Molina, Gerard Depardieu, Stefania Sandrelli, Ugo Tognazzi, Ciccio Ingrassia e Annie Girardot. L'argomento della pellicola, come spiega il titolo, è la situazione particolare che si crea in seguito ad un gigantesco ingorgo: centinaia e centinaia di persone in viaggio bloccate su una strada di scorrimento per un tempo spropositato; un'emergenza, quindi, che col passare del tempo scatena, in chi ne è coinvolto, comportamenti isterici, bizzarri, disperati e quant'altro. L'occasione di un evento come questo, che, all'epoca in cui uscì il film era piuttosto frequente, è colta da Comencini per mettere sotto la lente d'ingrandimento un campionario della società italiana di allora. Perciò, durante la prima parte del lungometraggio, assistiamo ad una serie di colloqui che coinvolgono i passeggeri di alcune automobili imbottigliate: una coppia che va a festeggiare le nozze d'argento; una famiglia dell'Italia meridionale che si reca a Roma; un imprenditore col suo cavalier servente che è appena ritornato da un viaggio in Africa; un camionista che trasporta confezioni di cibo per bambini; una ragazza con la chitarra; un giovane elegante che sta andando dalla fidanzata; un'ambulanza che trasporta un incidentato in condizioni molto serie; quattro guardie del corpo; tre giovani teppistelli; un attore famoso col suo autista; un professore insieme a una giovane coppia e tanti altri ancora. Sono personaggi assai diversi fra loro, per età, classe sociale, istruzione, provenienza e comportamenti. Ciò che viene messo più in risalto dall'analisi collettiva di quest'umanità variegata, è un generale cinismo, una quasi totale assenza di valori, una violenza trattenuta a stento che esplode improvvisamente, un menefreghismo senza limiti, una allarmante mancanza di rispetto per il prossimo, una cattiveria compiaciuta. Pochissimi sono a salvarsi da questo deprimente contesto di regressione comportamentale, che l'ingorgo fa venir fuori in modo palese. C'è, ogni tanto, qualche spunto comico, ma la caratteristica principale del film si trova al di fuori della commedia: è, sostanzialmente, un'accusa alla società dei consumi, che, nel corso di un ventennio ha peggiorato in maniera lampante e deprimente i comportamenti degli italiani, rendendoli più egoisti e quasi incapaci di solidarietà, soprattutto in situazioni particolari quali sono gl'ingorghi. Ed è qui che si nota un individualismo spropositato, tale da spingere ognuno a pensare a sé, fregandosene di tutti gli altri; anzi, in certi casi gli altri divengono un mezzo per soddisfare i propri istinti o per migliorare la propria situazione. L'ingorgo assume, a mio avviso, anche un significato simbolico, riferito ad una situazione di stallo e d'impaludamento delle coscienze nazionali. Questo film lo vidi per la prima volta un po' di anni fa, già in ritardo rispetto all'anno di uscita; ricordo che mia madre lo evitava accuratamente ogni qual volta venisse trasmesso in televisione, perché, diceva, di essere stata vittima più di una volta di questi terribili ingorghi, e quindi, quel film gli ricordava spiacevoli momenti che voleva dimenticare. L'ingorgo è sicuramente un bel film: mi piacque alla prima visione e mi piace tutt'ora: ha più di un elemento che può essere benissimo riportato alla società attuale, che però, se il film fosse rigirato oggi, dovrebbe essere ritratta in modo peggiorativo, perché ancor più imbruttita da un astio verso tutto e verso tutti, accumulato in anni e anni di crisi economica e sfociato in fenomeni preoccupanti come il razzismo, la xenofobia, l'invidia sociale e il populismo.

Titolo: L'ingorgo 
Nazione: Italia 
Anno: 1979
Genere: Grottesco
Regia: Luigi Comencini
Cast: Alberto Sordi, Angela Molina, Marcello Mastroianni, Frnando Rey, Annie Girardot, Ugo Tognazzi, Stefania Sandrelli, Gerard Depardieu, Miou-Miou.  
Durata: 128 minuti.
Citazione:
Noi ti ringraziamo, Signore per aver chiamato a te e accolto nel tuo seno quest'uomo, togliendolo dai disastri del mondo. 
Salvaci o Signore. 
Salvaci dalla plastica. 
Salvaci dalle scorie radioattive. 
Salvaci dalla politica di potere. 
Salvaci dalle multinazionali. 
Salvaci dalla ragione di stato 
Salvaci dalle parate, dalle uniformi e dalle marce militari. 
Salvaci dal disprezzo per i più deboli. 
Salvaci dal mito dell'efficienza e della produttività. 
Salvaci dai falsi moralismi. 
Salvaci dalle menzogne e dalla propaganda. 
Rispettate la natura. 
Amate la vita. 
Congiungetevi carnalmente nel rispetto del prossimo: fornicare non è peccato se fatto con amore. 
Amen.