venerdì 17 agosto 2012

I 10 film più belli della storia del cinema

1   "Barry Lyndon" di Stanley Kubrick (Gran Bretagna 1975)

2   "Umberto D." di Vittorio De Sica (Italia 1952)

3   "L'enigma di Kaspar Hauser" di Werner Herzog (Germania 1974)

4   "Picnic ad Hanging Rock" di Peter Weir (Australia 1975)

5   "Morte a Venezia" di Luchino Visconti (Italia 1971)

6   "Messaggero d'amore" di Joseph Losey (Gran Bretagna 1972)

7   "La leggenda del santo bevitore" di Ermanno Olmi (Italia 1988)

8   "Una storia vera" di David Lynch (Stati Uniti 1999)

9   "Nosferatu" di Werner Herzog (Germania 1978)

10  "Schindler's list" di Steven Spielberg (Stati Uniti 1993).





Due parole per spiegare sinteticamente la scelta dei dieci film più belli della storia del cinema mondiale.
"Barry Lyndon" è un film maestoso di ineguagliabile bellezza, sia per la vicenda interessantissima del giovane e ambizioso Barry (tratta dal romanzo omonimo di William Makepeace Thackeray), sia per le immagini di un fascino altissimo che si susseguono per tutto il film, sia anche per le ottime musiche scelte in modo perfetto dal repertorio classico (si possono ascoltare brani di Handel, Bach, Vivaldi, Paisiello e Schubert). La somma forma un capolavoro unico: il più bel lungometraggio del grande Stanley Kubrick e il migliore della storia del cinema mondiale.
"Umberto D." rappresenta la vetta mai raggiunta dal Neorealismo, che pure volò parecchio in alto con vari film. Vittorio De Sica realizzò il suo capolavoro scegliendo come personaggio protagonista un povero pensionato italiano che non riesce più a vivere dignitosamente. Ottima l'interpretazione dell'attore non professionista Battisti e straziante la storia ambientata in una Roma sparita, non ancora metropoli e di una bellezza rara che le scene del film aiutano ad emergere.
"L'enigma di Kaspar Hauser" è un film che possiede momenti di poesia pura, trovate geniali che solo Werner Herzog seppe inventare. Dietro la vicenda del trovatello di Norimberga si sviluppa una struggente meditazione sul significato della vita, il tutto scandito da piccoli racconti enigmatici e da discorsi arguti non ritrovabili in altri film. Un'importanza non trascurabile è da attribuire alle musiche di Tomaso Albinoni e di Johann Pachelbel.
"Picnic ad Hanging Rock" è l'apice della filmografia australiana raggiunto da Peter Weir con un film di rara eleganza, di fascinoso mistero e di visionarietà estasiante. La storia narra un fatto realmente accaduto: la scomparsa, durante una gita alla montagna australiana detta Hanging Rock, di tre ragazze di un collegio femminile. Il mistero s'infittisce mano a mano che gli accadimenti si susseguono, rendendo la storia estremamente intrigante.
"Morte a Venezia" è secondo me il miglior film di Luchino Visconti che, con alcuni intelligenti e azzecatissimi elementi aggiuntivi, rende il racconto di Thomas Mann ("La Morte a Venezia") più che mai interessante e poetico. Ottima la scelta delle musiche di Gustav Mahler come quella degli attori protagonisti, in particolare Dirk Bogarte emerge per la sua impeccabile interpretazione. Subito dopo il protagonista va segnalata l'ottima recitazione dei due attori italiani presenti nel film: Silvana Mangano nel ruolo della madre di Tadzio e Romolo Valli che impersona il direttore dell'albergo.
"Messaggero d'amore" è un film del regista americano Joseph Losey ma, come per "Barry Lyndon", la scena si svolge in Inghilterra. Protagonista è un bambino che diviene inconsapevole intermediario tra due amanti di classi sociali diversissime. Stupenda l'ambientazione e la fotografia del film, che presenta dei momenti di altissima poesia, praticamente indimenticabili, a cominciare dalla scena iniziale dove una voce fuori campo pronuncia una significativa frase: «Il passato è un paese straniero. Lì tutto si svolge in modo diverso» .
"La leggenda del santo bevitore" è un film di Ermanno Olmi tratto dall'omonimo racconto di Joseph Roth; si aggiudicò giustamente il Leone d'oro al Festival di Venezia. Si tratta a mio parere del punto più alto della pur notevolissima filmografia di Olmi: azzeccatissimi sia gli attori che le musiche, suggestiva e indelebile la Parigi dove si svolge la vicenda, e infine commoventi i momenti in cui miracolosamente appare la piccola santa Teresa di Lisieux al disperato e sbalordito Andreas.
"Una storia vera", come dice il titolo, racconta di un fatto realmente accaduto: il viaggio intrapreso da un anziano contadino statunitense per reincontrare dopo tanti anni il fratello nel frattempo ammalatosi. Le curiose e struggenti avventure che coinvolgono l'uomo durante questo viaggio sono l'elemento più attraente di un lungometraggio che possiede un fascino non comune per la semplicità della storia e per l'umanità dei personaggi che vi compaiono.
"Nosferatu" è uno dei non pochi capolavori di Werner Herzog: un film horror decisamente sui generis in quanto al suo interno si trovano elementi che poco hanno a che vedere col genere horror: meravigliosi paesaggi, incantate atmosfere, struggenti momenti poetici, musiche divine e l'umanità sorprendente di Nosferatu: mostro condannato a rimanere vivo e solo per l'eternità. Enorme bravura del regista nella scelta degli attori che, da Bruno Ganz a Klaus Kinski, da Isabelle Adjani a Jacques Dufilho, si dimostrano tutti all'altezza del ruolo assegnatogli.
"Schindler's list", per concludere questa breve dissertazione, è un film straziante, il migliore del maestro statunitense Steven Spielberg, e il migliore che tratti l'argomento "Olocausto". Geniale è sia la scelta del bianco e nero, sia l'idea di usare dei colori per rendere consapevole lo spettatore delle incredibili atrocità e dell'inopinata, della diabolica violenza perpetuate dai nazisti nei confronti del popolo ebraico residente in Europa. È anche l'occasione per conoscere uno degli eroi più positivi di questo sciagurato periodo: tale Oskar Schindler, imprenditore tedesco che usò quasi tutto il suo cospicuo patrimonio per cercare di mettere in salvo il maggior numero di ebrei, grazie al cielo con buoni risultati.

mercoledì 15 agosto 2012

Film da vedere: "Pranzo di Ferragosto"

Trama: Gianni è un uomo di oltre quarant'anni che vive al centro di Roma insieme alla madre, una donna di origini nobili molto oppressiva nei confronti del figlio, il quale per affrontare meglio la dura realtà si rifugia nel vino. Alla vigilia di Ferragosto l'amministratore condominiale del palazzo in cui abita Gianni chiede all'uomo di tenere con sé per qualche giorno la propria madre, come compenso propone l'annullamento di tutti i debiti condominiali che Gianni con gli anni ha accumulato. Per caso avviene che anche il medico di fiducia di Gianni gli proponga la medesima richiesta. Insomma l'uomo alla fine si ritroverà nel giorno di Ferragosto la casa affollata da anziane signore...
Commento: È una commedia amara, disincantata ma anche tenera; a tratti si respirano le atmosfere tipiche del neorealismo, infatti, se si pensa ad un film come "Umberto D.", si può ritenere quest'opera cinematografica una riproposizione del tema dell'emarginazione sociale, esposto nella pellicola di De Sica, con le differenze ed i nuovi problemi che contraddistinguono i tempi odierni.



Titolo: Pranzo di Ferragosto
Genere: Commedia
Nazione: Italia
Anno: 2008
Regia: Gianni Di Gregorio
Cast: Gianni Di Gregorio, Valeria De Franciscis, Marina Cacciotti
Durata: 75 minuti