martedì 8 settembre 2015

"Il terzo uomo" di Carol Reed

Sto parlando di uno dei più grandi film di tutti i tempi, che nacque dalla collaborazione tra un ottimo regista, un geniale attore e un bravissimo scrittore, ovvero: Carol Reed, Orson Welles e Graham Greene. La storia appassiona fin dall'inizio, grazie anche alla colonna sonora di Anton Karas: una composizione per arpa che rimane impressa sia per la melodia accattivante che per il ritmo apparentemente languido, eppur capace di rendere lo svolgimento della vicenda ancor più interessante e misterioso. L'ambientazione possiede qualcosa tra il favoloso e l'onirico: Vienna si vede spesso nelle ore notturne e mostra un'atmosfera inquietante; a volte si percepiscono sensazioni malinconiche e desolanti  (la scena del viale con gli alberi spogli, in cui i due protagonisti si dividono, per esempio); altre volte è il senso del mistero più profondo a prevalere (la scena famosissima in cui, in una giostra abbandonata, appare l'enigmatico "terzo uomo"). Gli attori più importanti sono tre, tutti perfetti nelle loro parti: Joseph Cotten, vero protagonista ancora una volta all'altezza della situazione; Alida Valli, attrice italiana che qui diede il suo meglio e passò alla storia del cinema di sempre; Orson Welles, non protagonista eppure in grado di impressionare nei pochi minuti in cui si vede, per il suo immenso talento e per il personaggio che rappresenta in questo capolavoro cinematografico. Da ricordare che il film, pur avendo attori americani ed italiani, ambientazioni austriache e musiche di un artista statunitense, è in realtà britannico come il suo regista (Carol Reed), il suo sceneggiatore (Graham Greene) e un altro attore non protagonista che, pure, lascia il segno: Trevor Howard.





Titolo: Il terzo uomo (The third man)
Nazione: Gran Bretagna
Anno: 1949
Genere: Giallo   
Regia: Carol Reed  
Cast: Joseph Cotten, Alida Valli, Orson Welles, Trevor Howard   
Durata: 105 minuti.

sabato 5 settembre 2015

"Il segno del leone" di Eric Rohmer

Questo film, le cui strane peripezie sono poco note, mi piacque molto, sia per l'argomento trattato che per le atmosfere di cui si compone. Pur essendo considerato un capolavoro della cosiddetta Novelle vague, Il segno del leone non arrivò mai nelle sale cinematografiche italiane e fu trasmesso per la prima volta in TV dopo ben venti anni dalla sua uscita. Perfino in patria  uscì tre anni dopo la sua realizzazione. È il primo film di Eric Rohmer: regista francese di grande talento che avrebbe ottenuto grandi soddisfazioni e riconoscimenti molti anni dopo. Si tratta della controversa storia di un artista in difficoltà finanziarie che, improvvisamente, viene a conoscenza di avere ereditato una grossa somma di denaro dalla zia, ma che in seguito a una serie di imprevisti e di coincidenze avverse si ritrova a vivere come un barbone.  Da questo momento, così drammatico, comincia la parte migliore del film in cui si vede il personaggio principale che si aggira disperatamente nelle strade, nei mercati e nei parchi di una Parigi estiva assolutamente indifferente alla vicenda del povero artista. Il finale, a sorpresa, lascia un po' interdetti e rende la storia assai poco credibile. Rimane comunque un gran bell'esordio questo film per Rohmer, e mi sembra, insieme a Il raggio verde, la sua opera migliore.




Titolo: Il segno del leone (Le signe du lion)
Genere: Drammatico
Nazione: Francia
Regia: Eric Rohmer
Cast: Jess Hahn, Van Doude, Jean-Luc Godard, Stéphane Audran

Durata: 100 minuti

giovedì 20 agosto 2015

"Il cammino della speranza" di Pietro Germi

Questo è un film che parla di un tempo, non tanto lontano, in cui gli immigrati, gli extracomunitari, i clandestini che dir si voglia erano gli italiani. Si narra di un gruppo di siciliani che, non potendo in alcun modo trovare lavoro nella loro regione, allettati dalle prospettive paventate per chi volesse trasferirsi in Francia, partono verso il paese transalpino, lasciando con grande dolore tutto ciò che gli apparteneva: case, affetti ecc. Il "cammino", ovvero il viaggio verso la "speranza", sarà assai problematico e non pochi tra di loro si perderanno per strada; in alcuni casi perderanno tutto, vita compresa. La parte più drammatica del film è rappresentata dall'arrivo nei pressi del confine francese, poiché i protagonisti dovranno combattere anche contro terribili eventi atmosferici. Penso che questo sia il migliore lungometraggio di Pietro Germi: regista che ebbe fama ai tempi del neorealismo (e Il cammino della speranza rientra in tutto e per tutto nei parametri di questa fondamentale corrente cinematografica), ma che seppe rinnovarsi in modo egregio, fino agli ultimi film dei primi anni '70. Tornando alla pellicola in questione, è senz'altro da vedere almeno una volta per capire che non conviene e non è umanamente accettabile rifiutare a priori delle persone che fuggono dai loro paesi per chiedere aiuto. Un aiuto che viene chiesto non per capriccio, ma perché nei loro paesi la vita è impossibile o, comunque, molto difficile. Ogni paese non può dichiarare di avere una stabilità economica tale da non pensare che, in un futuro prossimo o lontano, possa trovarsi in condizioni di estrema povertà. Ciò vale anche per nazioni che, oggi come oggi, sembrerebbero al di fuori di questo discorso (e non parlo dell'Italia). Tra gli attori presenti in questo film, meritano un elogio almeno Raf Vallone ed Elena Varzi, che si conobbero proprio in questa occasione lavorativa e che, di qui a poco, si sposarono felicemente.





Titolo: Il cammino della speranza
Nazione: Italia 
Anno: 1950
Genere: Drammatico   
Regia: Pietro Germi  
Cast: Raf Vallone, Elena Varzi, Saro Urzì, Saro Arcidiacono, Franco Navarra.  
Durata: 100 minuti.

sabato 15 agosto 2015

"Il sorpasso" di Dino Risi

Nel periodo del Ferragosto risulta ancor più appropriato il ricordo di un famoso film come "Il sorpasso" di Dino Risi, uscito nelle sale cinematografiche italiane nel lontano 1962. La prima volta che lo vidi mi piacque subito moltissimo. L'argomento, come molti già sapranno, è l'incontro, in un Ferragosto dei primi anni '60, tra uno studente universitario rimasto in casa da solo a studiare (i suoi erano andati in vacanza) e un uomo maturo in cerca di avventure. I due si troveranno a vagabondare con un automobile sportiva, attraversando svariati luoghi dell'Italia centrale; faranno molti incontri e soprattutto il giovane conoscerà più a fondo quello strano personaggio che lo aveva trascinato in una inattesa quanto entusiasmante divagazione estiva. È questo, uno dei migliori film della cosiddetta "commedia all'italiana": un cinema che principalmente si poneva due obiettivi: intrattenere il pubblico e, nello stesso tempo, porlo di fronte a problemi reali, di stretta attualità, spronandolo a meditare. Qui viene fuori la figura dell'italiano medio, ancora oggi presente, ovvero il classico spaccone, inconcludente, donnaiolo, superficiale, disonesto, approfittatore, che coinvolge in una delle sue scorribande un povero studente troppo inesperto per percepire le situazioni pericolose a cui va incontro, troppo timido per affermare ad alta voce ciò che sotto sotto pensa veramente del suo compagno di viaggio. Allora, alla fine lo studente diverrà vittima di quel bullo, il quale, furbescamente riesce a salvarsi anche dal tragico incidente della scena finale. Il film mette in scena ottimamente anche uno spaccato della società italiana nei primi anni del boom economico, mostrando il lato più godereccio degli italiani di quel tempo: pronti, durante le ferie estive, ai più sfrenati divertimenti dopo mesi e mesi di lavoro. Ottimi i due protagonisti, perfettamente scelti dal regista Dino Risi. Per Vittorio Gassman questo lungometraggio rappresentò la consacrazione di attore brillante, tant'è vero che da lì in avanti interpretò tutta una serie di personaggi molto simili tra loro, i cui comportamenti non erano certo lontani da quelli di Bruno Cortona: bullo de "Il sorpasso". Da poco esploso quale attore di gran talento, il giovanissimo francese Jean-Louis Trintignant qui si immedesima precisamente nel personaggio attribuitogli. Stranamente il film, alla prima comparsa nelle sale, non ottenne un grande successo; soltanto dopo alcuni mesi cominciò ad essere apprezzato, divenendo col tempo uno dei capolavori del cinema italiano.



IL SORPASSO

Titolo: Il sorpasso
Genere: Commedia
Nazione: Italia
Anno: 1962
Regia: Dino Risi
Cast: Vittorio Gassman, Jean-Louis Trintignant, Catherine Spaak, Claudio Gora, Luciana Angiolillo. 
Durata: 108 minuti

martedì 11 agosto 2015

Ricordando Robin Williams con due grandi film

Oggi è stato ricordato, in occasione del primo anniversario della sua scomparsa, l'attore statunitense Robin Williams. Ammetto che non lo ritengo tra i migliori attori cinematografici, e raramente ho apprezzato film in cui era protagonista. Alla fine, pensandoci bene, ne salverei soltanto due: "L'attimo fuggente" e "Risvegli". Il primo è un lungometraggio del 1989 diretto dall'australiano Peter Weir in cui Williams interpreta un professore di lettere "rivoluzionario" che, avuta una cattedra di un collegio altamente tradizionalista, sconvolge completamente i metodi d'insegnamento ottenendo, tra i suoi allievi, ottimi risultati.
"Risvegli" è un film di Penny Marshall del 1990, tratto da un libro del neurologo Oliver Sacks, nel 1969 sperimentò un nuovo tipo di farmaco sui suoi pazienti malati di encefalite letargica. Grazie a tale sperimentazione, incredibilmente, soltanto per un breve periodo di tempo, i pazienti mostrarono dei miglioramenti netti, che da uno stato letargico (da cui il nome della malattia) passarono ad uno di perfetta normalità.
In entrambi i film, come già detto, il protagonista è un rivoluzionario, uno sperimentatore che, tra lo scetticismo, lo sdegno e l'ilarità generale, riesce ad ottenere delle soddisfazioni inopinate. Però, tutto l'entusiasmo creatosi a seguito di tali cambiamenti in positivo, nel giro di poco tempo scompare e riappare il dramma di una realtà cruda, dove sia il professore che il medico possono ben poco.
Nel caso di "Risvegli", accanto alla bravura di Williams, emerge anche e soprattutto quella di Robert De Niro: paziente principale del neurologo-sperimentatore.