domenica 15 dicembre 2013

Da "Camminacammina" di Ermanno Olmi

Accogliete le parole del nostro Signore, principi di questa città. E voi tutti prestate attenzione all'avvertimento del nostro Dio. Dice il Signore: "Quando sentite il bisogno della mia presenza, nessuno vi costringe a calpestare le pietre dei miei cortili, perciò smettetela di portare offerte inutili. Il vostro incenso mi reca disgusto, le vostre sacre adunanze m'infastidiscono come le vostre feste e i vostri riti che oramai non sopporto più. Quando unite le mani verso di me io giro il mio volto e non ascolto più le vostre preghiere perché le vostre mani sono insanguinate. Lavatevi e purificatevi" - grida il Signore - "Non voglio più vedere l'ipocrisia nel vostro comportamento".

(Mel, il sacerdote in "Camminacammina" di Ermanno Olmi)


http://www.imdb.com/title/tt0083713/

venerdì 4 ottobre 2013

San Francesco d'Assisi nel cinema

Tra i film che parlano di San Francesco c'è un capolavoro del neorealismo di Roberto Rossellini: Francesco giullare di Dio, uscito nelle sale nel 1950, si avvale di attori non professionisti (fa eccezione la presenza di Aldo Fabrizi) e consta in nove episodi tratti dalla vita del santo così come vengono raccontati nei famosi Fioretti. Il film ad un primo approccio potrebbe sembrare ingenuo, ma non è affatto così, visto che si basa sulla recitazione spontanea di non-attori ed è ispirato alla autentica fede ed alla semplicità disarmante in cui consisteva l'eccezionalità dell'ordine mendicante creato da San Francesco.
Negli anni sessanta anche la regista Liliana Cavani volle realizzare un film sul santo patrono d'Italia, nacque così, nel 1966, Francesco d'Assisi; inizialmente la pellicola fu trasmessa in TV come un telefilm, in due puntate, poi uscì anche nelle sale cinematografiche. È questo un film prettamente biografico, che parte dall'età giovanile di Francesco, quando ancora non aveva abbracciato la fede cristiana, per giungere alla morte del santo. Molti critici hanno riscontrato una tendenza della regista a sottolineare l'aspetto rivoluzionario della figura di Francesco, sacrificando, in parte, quello religioso; ciò può essere anche veritiero, ma non si discute certo sul fatto che Francesco abbia portato delle novità assolute in quella che alla sua epoca era ritenuta la vita più adeguata del religioso cristiano. Bravissimo nel ruolo del santo l'attore Lou Castel, mentre a me pare meno felice, nel secondo film della Cavani incentrato sulla figura del santo d'Assisi: Francesco (1989), la recitazione di Mickey Rourke (che ovviamente impersona San Francesco), come d'altra parte mi sembra eccessivamente violento e spregiudicato un po' tutto il lungometraggio.
Ritornando al 1966, nel film di Pier Paolo Pasolini Uccellacci e uccellini c'è una parte in cui i due protagonisti: Totò e Ninetto Davoli, si ritrovano improvvisamente al cospetto di San Francesco nei panni di due frati francescani, rispettivamente di frate Ciccillo e frate Ninetto; Francesco affida a loro un compito arduo: comunicare con tutti gli uccelli parlando col loro linguaggio per convertirli alla buona novella. È la parte più poetica del film, e il sotterraneo marxismo che caratterizza l'episodio non ne diminuisce il valore. Ottimo Totò nella parte del religioso, la sua recitazione sembra quanto mai sentita e sincera.
Nel 1972 uscì un altro film biografico su San Francesco, questa volta a cimentarsi con la umile e pur imponente figura del poverello d'Assisi fu Franco Zeffirelli, nel film Fratello Sole, Sorella Luna. Anche qui, come nel primo film di Liliana Cavani, il punto di partenza è la giovinezza spensierata e scanzonata del santo, la svolta avviene dopo la partenza di Francesco per la crociata, infatti quando improvvisamente ritorna lo si vede profondamente mutato; seguono: la conversione, la rinuncia alle ricchezze, la solitaria ascesi nella piccola chiesa di San Damiano e quindi l'avvicinamento dei primi confratelli; la storia si conclude subito dopo la consacrazione di papa Innocenzo III, che comprende la grandezza e la santità dell'umile fraticello. Qui, a differenza di altri film, è dedicato ampio spazio anche a Santa Chiara (dove appare con l'angelico volto dell'attrice Judi Bowker) che ebbe un'importanza primaria nella formazione spirituale di Francesco. Bellissima la colonna sonora di Riz Ortolani come sono belle le tre canzoni di Claudio Baglioni che si possono ascoltare durante il film.
Concludo ricordando che ho escluso dalla breve trattazione altri film minori riguardanti la figura di S. Francesco, i quali sono tutt'altro che disprezzabili, come Francesco d'Assisi di Michael Curtiz (1961) e Francesco di Michele Soavi (2002), nonchè una fiction per la Rai del 2007: Chiara e Francesco, per la regia di Fabrizio Costa.

domenica 8 settembre 2013

Il cinema dei fratelli Taviani nel decennio 1970-1979

Se si va ad analizzare attentamente la filmografia di Paolo e Vittorio Taviani dovrebbe risultare piuttosto evidente che il decennio più "alto" dei due cineasti italiani è quello che corrisponde agli anni settanta; in questo decennio infatti sono usciti quattro film molto belli e molto impegnati che si occupano di temi importanti oltre che scottanti ancora oggi, ovvero dell'ideale politico profondo che alcune persone hanno seguito fino al sacrificio estremo; del "pater familias" che, in precise zone territoriali del nostro paese, esercitava spesso la sua tirannia nei confronti della moglie e in particolare dei figli, questi non potevano prendere alcuna iniziativa riguardante il loro futuro ed erano costretti a fare qualunque cosa avesse deciso per loro il "padre padrone", pena il maltrattamento morale e materiale; infine il tema del malessere giovanile che in genere ha coinvolto un po' tutte le generazioni e che i Taviani trattano per quel che riguarda la gioventù degli anni settanta. Tutte queste tematiche sono presenti in San Michele aveva un gallo (1971), Allonsanfan (1975), Padre padrone (1977) e Il prato (1979); precisamente i temi politici riguardano i primi due film citati che vedono come protagonisti due grandi attori: Giulio Brogi e Marcello Mastroianni, senza i quali forse l'ottimo risultato di entrambi i lungometraggi non sarebbe mai arrivato. Sebbene le due pellicole raccontino storie ambientate nell'Ottocento, molti critici parlarono di espliciti riferimenti ai tempi recenti, in particolare agli "anni di piombo". Padre padrone è invece ispirato al romanzo omonimo di Gavino Ledda e, in toni fortemente realistici, racconta la difficile vita dello scrittore sardo dall'infanzia alla gioventù, ossia fino al momento in cui, grazie ad una forza di volontà non indifferente e ad una perseveranza eccezionale negli studi che gli permise di laurearsi ed affermarsi al di fuori della sua regione, riuscì a svincolarsi dall'oppressiva e ottusa ala paterna; ottima è qui l'interpretazione sia dell'attore protagonista Saverio Marconi che impersona lo scrittore, sia del padre di lui nei cui panni c'è Omero Antonutti. Il prato è il film dedicato ai problemi dei giovani e specificatamente a coloro che avevano intorno ai vent'anni nel periodo post sessantottino. Il prato vide l'esordio cinematografico come attrice protagonista di Isabella Rossellini, insieme alla bella attrice sono di nuovo presenti sia Saverio Marconi, ragazzo che, finiti da poco gli studi, cerca con passione di realizzarsi professionalmente e sentimentalmente, sia Giulio Brogi, padre del ragazzo; un ruolo non secondario ricopre anche un giovane Michele Placido.
Due parole ancora per le ottime musiche che fanno da colonna sonora a tutti questi film, molte delle quali portano la prestigiosa firma di Ennio Morricone anche se in alcuni casi i Taviani hanno attinto dalla musica classica e dalla canzone popolare italiana.

domenica 1 settembre 2013

Da "Profumo di donna" di Dino Risi

Vuoi dire che è una fortuna essere ciechi? Può darsi, ma non per le tue ragioni: è una fortuna essere ciechi perché i ciechi non vedono le cose come sono, ma come immaginano che siano. Ma io no: io non immagino niente, non ricordo niente. Potessi vedere il mondo, qui, adesso, credo che guarderei solo pietre, deserto; nemmeno animali, alberi... solo pietre, perché anch'io sono una pietra.

[Parole di Fausto (Vittorio Gassman) al cugino prete (Vernon Dobtcheff)]

venerdì 23 agosto 2013

Il duello finale di "C'era una volta il west"

Credo non sia discutibile il fatto che, nei migliori film (western e non) di Sergio Leone le musiche del grande Ennio Morricone contribuiscano in modo consistente al grande successo e all'incommensurabile fascino che essi hanno avuto sul pubblico. Se si prende in esame "C'era una volta il west", film western tra i migliori di sempre diretto da Leone nel 1968 e interpretato da bravissimi attori come Charles Bronson, Henry Fonda e Claudia Cardinale, incancellabile dalla memoria è la scena del duello finale tra i due protagonisti: Harmonica (Bronson) e Frank (Fonda); la sequenza, accompagnata da una musica intensa e molto coinvolgente, è molto lunga, troppo si potrebbe dire se non ci fosse appunto questo brano strumentale, il quale conferisce all'episodio un pathos straordinario che, insieme alle geniali e poetiche immagini create da Leone, fanno sì che vada valutata come uno dei momenti più alti e drammatici del cinema di ogni tempo.


 

domenica 18 agosto 2013

Da "Durante l'estate" di Ermanno Olmi (L'importanza dei colori)

È una cosa molto importante, sa, amare i colori. Perché sono soprattutto i colori che ci aiutano a capire il significato di tutte le cose. Si ricorda l'altra sera dal conte Carlo?  Ecco, il colore è come l'espressione. È la luce: senza luce non ci sarebbero i colori, no? Perché la luce non serve solo a rischiarare, ma passa attraverso le cose; ed è come se tutte le cose si accendessero del loro giusto colore. I fiori finti, per esempio, possono avere anche colori bellissimi, ma in confronto a questi sono colori senza luce. L'universo, invece, è pieno di colori luminosi, infiniti. Noi nemmeno ce lo immaginiamo quanti colori ci sono nell'universo. Prenda un prato, per esempio. Se ci chiedono di che colore è un prato, diciamo che è verde: perché a guardarlo, così, a distanza, ci sembra verde. Ma se appena ci avviciniamo, scopriamo che è pieno di colori diversi: perfino ogni filo d'erba ha un suo colore particolare.

sabato 17 agosto 2013

Da "Allonsanfan" di Paolo e Vittorio Taviani

Perché sei venuto a riprendermi? Perché venite a riprendermi? Ma dove credete di andare così mascherati? Sono venti anni che andate... venite... vi mascherate... e corriamo dietro a faville che sono soltanto cenere. Dio mio come mi siete venuti a noia! State diventando anche voi delle tremende abitudini.
Da come cavalchi il tuo purosangue, Gioacchino, ti riconosco. Da come cammini, Ugo, con la tua artrosi. Da come saltelli, Lionello; so perché stai saltando: cerchi di nascondere la vocazione alla morte che ti porti dietro... imbecille! Se lo rifai ti sparo addosso! Dovevi affogarmi Lionello, dovevate lasciarmi morire di febbre, avete sbagliato a lasciarmi guarire. Sono guarito, sono cambiato, sto bene qui dove tutti mi vogliono bene.
Tito... Tito mio, ho perso la fede! e non puoi cercare nemmeno di consolarmi perché sono io che ho pena di te: tu non vivi Tito mio, sopravvivi a qualcosa che è finito da tempo e che forse ricomincerà quando io e te saremo vecchi. Non chiedermi quello che voglio, so soltanto quello che non voglio più.
E tu dove guardi, Massimo? Abbassa gli occhi o inciamperai. Non sopporto i vostri occhi sempre volti al futuro. A me la vita è data una sola volta e non voglio aspettare la felicità universale; chi di voi, pazzi, mi ama abbastanza da proteggermi contro la morte? Non guardarmi così, se qualcosa ti deve spaventare non è la mia disperazione ma la mia allegria; tu neanche immagini cosa si possa chiedere di diverso alla vita.

martedì 16 luglio 2013

La "Nouvelle Vague"

La Nouvelle Vague è stata un'importante corrente cinematografica francese che ha apportato novità non trascurabili nell'ambito della struttura filmografica. Creata e sviluppata da autori molto differenti tra loro, la cui fonte comune era la scuola critica dei Cahiers du cinéma, visse la sua età dell'oro tra il 1959 e i primi anni sessanta, riuscendo ad attirare l'attenzione dei più illustri addetti ai lavori e ad influenzare anche cineasti di indubbio prestigio internazionale. All'inizio la critica gli fu ostile ma poi, a seguito di più profonde analisi, la "nuova ondata" diede vita ad un ricambio generazionale senz'altro rigenerativo e rivoluzionò gli schemi del cinema tradizionale, tutto ciò trattando temi nuovi e inventando personaggi bizzarri e inconsueti, avvalendosi di un linguaggio che non intendeva assolutamente rifarsi alle regole classiche. I cineasti che idearono e diressero i film più alti della Nouvelle Vague furono Claude Chabrol (1930-2010), Alain Resnais (1922), François Truffaut (1932-1984), Jean-Luc Godard (1930). Tra gli altri esponenti della corrente, Jacques Rivette (1928), Louis Malle (1932-1995), Èric Rohmer (1920-2010), Agnès Varda (1928); da ricordare che anche registi meno giovani già affermati come Rné Clément (1913-1996) e Marcel Camus (1912-1982) furono attratti dalla nuova corrente. Di seguito riporto in ordine cronologico i film più importanti del movimento usciti nel quinquennio compreso tra il 1958 e il 1963, considerato il periodo d'oro della Nouvelle Vague.



PRINCIPALI FILM DELLA "NOUVELLE VAGUE"

"Le beau Serge" di Claude Chabrol (1958).
"I cugini" di Claude Chabrol (1958).
"Ascensore per il patibolo" di Louis Malle (1958).
"Les amants" di Louis Malle (1958).
"Paris nous appartient" di Jacques Rivette (1958).
"A doppia mandata" di Claude Chabrol (1959).
"Delitto in pieno sole" di R. Clement (1959).
"Hiroshima mon amour" di Alain Resnais (1959).
"I quattrocento colpi" di François Truffaut (1959).
"Il segno del leone" di Èric Rohmer (1959).
"Orfeo negro" di Albert Camus (1959).
"Donne facili" di Claude Chabrol (1960).
"Fino all'ultimo respiro" di Jean-Luc Godard (1960).
"Le petit soldat" di Jean-Luc Godard (1960).
"Tirate sul pianista" di François Truffaut (1960).
"Zazie nel metrò" di Louis Malle (1960).
"Cleo dalle 5 alle 7" di Agnes Varda (1961).
"L'anno scorso a Marienbad" di Alain Resnais (1961).
"Jules e Jim" di François Truffaut (1962).
"La fornaia di Monceau" di Èric Rohmer (1962).
"Questa è la mia vita" di Jean-Luc Godard (1962).
"Fuoco fatuo" di Louis Malle (1963).
"Il disprezzo" di Jean-Luc Godard (1963).
"La carriera di Suzanne" di Èric Rohmer (1963).
"Landru" di Claude Chabrol (1963).
"Les carabiniers" di Jean-Luc Godard (1963).
"Muriel, il tempo di un ritorno" di Alain Resnais (1963).

lunedì 1 luglio 2013

Film da vedere: Fata Morgana

Trama: Il film è diviso in tre capitoli: "La creazione", "Il paradiso" e "L'età dell'oro" dove si susseguono sia immagini di desolazione e devastazione sia di vita, quest'ultima specialmente simboleggiata dall'acqua e dalla vegetazione.

Commento: Werner Herzog ha creato un'opera originalissima a metà tra il documentario e la poesia: si susseguono immagini tratte dai viaggi effettuati dal regista tedesco in Kenya, in Tanzania, in Guinea, nelle Canarie e nel deserto del Sahara. Queste visioni mistico-filosofiche sono accompagnate da musiche (si ascoltano brani di musica classica e canzoni) e dalla lettura di brani estratti da testi sacri (quelli del "Popul Vuh").



Titolo: Fata Morgana 
Genere: Documentario
Nazione: Germania
Anno: 1971 
Regia: Werner Herzog
Durata: 78 minuti




venerdì 28 giugno 2013

Da "Fata Morgana" di Werner Herzog

Qui si narra come un tempo il mondo era sospeso nell'infinito, immerso in un profondo silenzio e vagabondava per gli spazi siderali solitario e deserto. Non esistevano uomini, animali, volatili, pesci, granchi, alberi, pietre, caverne, gole, erba o cespugli, c'era soltanto il cielo, la faccia della terra era invisibile. E sotto l'arco del firmamento si stendeva immobile il mare. Non esisteva nulla che assumesse forma, o che si manifestasse con un suono, nulla che si muovesse, che avesse vita, nulla che facesse pensare a un'esistenza precedente. C'erano soltanto quiete e silenzio, oscurità e notte.

martedì 25 giugno 2013

L'estate in 10 film italiani del XX secolo

In grandi film italiani del passato, oltre ai protagonisti consueti, ce n'era un altro che non è identificabile in un attore vero e proprio, si tratta infatti dell'estate; chi si ricorda per esempio Domenica d'agosto, la pellicola di Luciano Emmer datata 1950, considerata opera fondamentale in quanto di lì in avanti la corrente cinematografica definita neorealismo subì una graduale mutazione verso la commedia (il cosiddetto neorealismo rosa). Questo film in particolare pur avendo dei connotati che lo avvicinano al neorealismo, ha nella sua vicenda di carattere decisamente leggero: spunti comici, situazioni divertenti che nascono raccontando una domenica d'agosto vissuta da persone povere e semplici che in massa si recano in spiaggia a cercare il massimo svago di una giornata non lavorativa. L'estate qui si manifesta proprio nelle atmosfere da spiaggia, con gl'incontri tra ragazzi, i bagni di mare e le famiglie riunite sotto un ombrellone.
Il primo importante film di Vittorio Zurlini è stato Estate violenta, uscito nel 1959 ha come ottimi protagonisti un giovanissimo Jean-Louis Trintignant e un'affascinante Eleonora Rossi Drago. La trama, di alta drammaticità, è rappresentata dall'incontro e dalla nascita dell'amore nell'estate del 1943 tra un ragazzo figlio di un gerarca fascista in vacanza ed una quarantenne di Riccione. Proprio la cittadina romagnola e la sua bella spiaggia è la sede della storia e qui sono state girate le scene del film.
Leoni al sole è uno dei rari film diretti da Vittorio Caprioli ed è sicuramente il migliore tra questi, grazie anche alla sceneggiatura dello scrittore Raffaele La Capria, dal romanzo del quale, "Ferito a morte", la pellicola in parte prende spunto. È un film che narra le avventure di alcuni vitelloni del sud, tutti dediti alla ricerca di divertimenti durante l'estate nei luoghi più rinomati della costa campana; incantevoli i paesaggi e bravi tutti gli attori del cast e, in particolare, Franca Valeri nel ruolo di una zitella milanese.
L'eclisse, ultimo della trilogia dell'incomunicabilità, è secondo me il miglior film di Michelangelo Antonioni; la storia si svolge in una Roma estiva assolata e deserta; le migliori scene, quelle che rimangono impresse maggiormente, sono state girate al quartiere Eur: strade vuote, larghe piazze senza anima viva, palazzi illuminati da un sole che sembra freddo, visioni che si osservano in alcune immagini di questo film incomparabile per le situazioni e per le ambientazioni che lo caratterizzano; impossibile poi dimenticare la sequenza finale dell'eclisse (da cui il titolo del film) del luglio 1961 con le immagini di una Roma più che mai gelida (l'eclisse è riferita ai sentimenti) con la gente che passa indifferente mentre la luce via via scema e i due protagonisiti (Alain Delon e Monica Vitti), seppur attesi, non compaiono mai sulla scena.
Se non è il migliore è certamente uno dei migliori film di Dino Risi e della commedia all'italiana Il sorpasso, che vede in Vittorio Gassman e in Jean-Louis Trintignant due validi interpreti rispettivamente di uno uomo di mezza età spavaldo e spaccone e di un ragazzo timido e studioso. Tutto il film ruota intorno a questi due personaggi completamente diversi fra loro che partono insieme durante un caldo pomeriggio estivo per ritrovarsi a vivere mille avventure accomunati ad una popolazione spensierata e godereccia dei primi anni sessanta fino al drammaticissimo e inatteso finale. L'estate la fa veramente da protagonista nella vicenda con le spiagge, i ristoranti, i locali notturni, i casali di campagna, le autostrade di un'Italia in pieno boom economico.
Una esplicita critica alla classe imprenditoriale cinica e superba è presente in La corruzione, film di Mauro Bolognini che pone al centro della narrazione il disagio e il disprezzo di un figlio sensibile e onesto nei confronti del padre: un industriale che costringe il proprio rampollo ad abbandonare la sua intenzione di farsi prete con metodi a dir poco scorretti. Così, durante una gita estiva sul panfilo del ricco padre, il povero ragazzo subisce l'attrazione di una donna giovane e bella ma priva di sentimenti e legata, così come il padre del ragazzo, ad una concezione totalmente edonistica dell'esistenza, per questo il ragazzo finirà per perdere qualsiasi illusione giungendo ad una disperazione senza fondo che ben chiariscono le immagini finali del film.
Durante l'estate è uno dei film meno conosciuti di Ermanno Olmi, ingiustamente, perchè a mio avviso è una delle storie più fantasiose e ricche di messaggi positivi del regista lombardo. La vicenda è quella di un uomo che in una calda estate milanese, non riuscendo a procurarsi dei soldi col suo lavoro, s'improvvisa elargitore di titoli nobiliari (falsi naturalmente), andando a scegliere i soggetti a cui rivela il blasone tra coloro che riconosce come i più garbati e i più buoni.
Di nuovo il giorno di Ferragosto e di nuovo Roma sono al centro del primo film di Carlo Verdone: Un sacco bello in cui l'attore-regista romano ripropone alcuni dei personaggi presentati in un varietà televisivo qualche anno prima; si tratta di bulletti, figli dei fiori e bamboccioni perfettamente caricaturizzati da Verdone che non poteva esordire in modo migliore visto che il film risulta molto divertente.
Il secondo film di Paolo Virzì uscì nel 1995 con un titolo emblematico: Ferie d'agosto e con protagonisti due gruppi di connazionali che si incontrano e si scontrano nella località balneare dove hanno deciso di trascorrere le vacanze estive. Ne esce fuori un ritratto spietato e deprimente dell'italiano medio di oggi che, impegnato politicamente o meno, proveniente da ceti sociali alti o bassi, denota alcune costanti che si possono ricondurre ad una estrema superficialità, una totale mancanza di moralità, spiccata aggressività, comportamenti beceri e chiassosi e impossibilità di dialogo e di reciproca comprensione.
L'estate di Davide è un film drammatico di Carlo Mazzacurati e racconta la vacanza estiva di Davide, un ragazzo appena diplomatosi che si reca dagli zii residenti nel Polesine, qui vive un periodo non certo facile che lo costringe a crescere in fretta lasciandosi per sempre alle spalle gli spensierati anni dell'adolescenza.
 



L'ESTATE IN DIECI FILM ITALIANI DEL XX SECOLO


"Domenica d'agosto" (1950) di Luciano Emmer.
"Estate violenta" (1959) di Valerio Zurlini.
"Leoni al sole" (1961) di Vittorio Caprioli.
"L'eclisse" (1962) di Michelangelo Antonioni.
"Il sorpasso" (1962) di Dino Risi.
"La corruzione" (1963) di Mauro Bolognini.
"Durante l'estate" (1971) di Ermanno Olmi.
"Un sacco bello" (1980) di Carlo Verdone.
"Ferie d'agosto" (1995) di Paolo Virzì.
"L'estate di Davide" (1998) di Carlo Mazzacurati.

venerdì 24 maggio 2013

Da "Uomini contro" di Francesco Rosi


Il generale Leone (Alain Cuny) controlla i soldati italiani muniti di corazza e dice:
«Eccole qui, dunque, le famose corazze Pasina: particolarmente celebri perché permettono in pieno giorno azioni di un'audacia estrema. Il nemico può avere fucili, mitragliatrici, cannoni... con le corazze Pasina si passa comunque!»
«Aprite!»
Alcuni soldati italiani sul fronte aprono la trincea mentre i poveri fanti muniti di corazze Pasina si avviano verso il fronte nemico, allora il generale Leone afferma:
«I soldati romani vincevano grazie alle corazze».
I malcapitati saranno sterminati tutti in breve tempo.

Da "Orizzonti di gloria" di Stanley Kubrick


«Il patriottismo potrà essere fuori di moda, ma là dove c'e un patriota c'è un onest'uomo».
«Ma non è stata sempre l'opinione di tutti. Samuel Johnson disse qualcosa di diverso sul patriottismo».
«Cosa, se posso chiederlo?»
«Nulla, generale».
«Che intende dire, nulla?»
«Nulla, niente di molto importante».
«Colonnello, quando io faccio una domanda è sempre importante. Dunque, chi era quest'uomo?»
«Samuel Johnson...»
«Benissimo. Dunque, che cosa disse del patriottismo?»
«Che era l'ultimo rifugio delle canaglie. Mi scusi, nessuna allusione personale».

[Dialogo tra il generale Paul Mireau (George MacReady) e Il colonnello Dax (Kirk Douglas) nel film "Orizzonti di gloria"]

domenica 5 maggio 2013

Film da vedere: In Calabria

Trama: Si parte dalla descrizione (arricchita da bellissime immagini) della millenaria tradizione della regione, coi suoi abitanti da sempre dediti all'agricoltura ed alla pastorizia. Si mostrano poi i recenti segni (a volte devastanti) dell'industrializzazione e si finisce con una profonda e più che mai onesta meditazione sul passato, sul presente e sul possibile futuro della Calabria.
Commento: Uno dei film-documentrario più belli mai visti in Italia, grazie ad una analisi molto approfondita e realistica dei problemi e delle diverse situazioni presenti nella Calabria di venti anni fa. La scelta delle immagini e delle musiche è azzeccatissima e il film rimane impresso per la sua capacità di far riflettere.

Titolo: In Calabria
Genere: Documentario
Nazione: Italia
Anno: 1993
Regia: Vittorio De Seta
Cast
Durata: 90 minuti


giovedì 11 aprile 2013

La scuola in dieci grandi film italiani


In verità non sono molti i film italiani che parlano della scuola o comunque dell'ambiente scolastico; eppure secondo me questo periodo della vita è un momento importante per la formazione culturale di ogni individuo, è poi basilare perché entra a far parte dei ricordi (cari o meno) dell'infanzia e dell'adolescenza di tutti coloro che hanno trascorso (pochi o molti) anni seduti dietro ai banchi di un'aula scolastica. Ripensando alle opere cinematografiche nazionali che più hanno lasciato il segno e cercando di seguire un ordine cronologico, si potrebbe partire da Maddalena zero in condotta, film di un Vittorio De Sica preneorealista, che, quando girò questo film, evidentemente aveva come punto di riferimento Mario Camerini, ovvero il regista che lo aveva lanciato come attore negli anni trenta del XX secolo. Questo secondo lungometraggio del regista di Sora è una commedia piena di equivoci e di imprevisti; l'ambiente è quello di una scuola commerciale femminile di Roma e le attrici principali, belle e brave, sono Carla Del Poggio, Vera Bergman e Irasema Dilian; presente in veste di attore (interpreta tre parti!) anche il regista del film.
Ancora un istituto femminile (questa volta un collegio) è il luogo dove si svolge la storia di Ore 9 lezione di chimica di Mario Mattoli, un film leggero così come quello precedentemente descritto, in cui compaiono, oltre alla Dilian, altre bellezze dell'epoca tra le quali Alida Valli e Bianca Della Corte.
Un buon film è anche Mio figlio professore di Renato Castellani, con un grande Aldo Fabrizi; la vicenda narra la storia di un bidello che fa di tutto perché il figlio studi e diventi professore, ma, quando il sogno del padre si avvera, ecco che arriva anche l'amara consapevolezza del disprezzo che il figlio prova nei confronti del mestiere umile del genitore. Anche se si tratta di un film drammatico e per certi versi commovente, non sono rari i momenti spassosi grazie alla bravura di Fabrizi, che qui ancora una volta si dimostra attore completo.
Nel medesimo anno di Mio figlio professore esce nelle sale cinematografiche italiane Cuore, un film di Duilio Coletti che si rifà al famoso romanzo omonimo di Edmondo De Amicis; la pellicola ebbe discreto successo di pubblico e di critica; tra gli attori che lo interpretano si notano sia Vittorio De Sica nel ruolo del maestro, sia un giovanissimo Carlo Delle Piane nel ruolo dell'allievo.
Una delle migliori regie di Elio Petri ed una delle migliori interpretazioni di Alberto Sordi coincidono nell'ottimo film Il maestro di Vigevano, tratto dall'omonimo romanzo di Lucio Mastronardi e teso a porre in risalto il gretto, vuoto e amorale ambiente della provincia del nord Italia durante i primi anni del boom economico; la scuola vi fa da sfondo e Sordi dà prova di sapersi immergere magistralmente nel ruolo del professor Mambelli, uomo debole che diviene vittima e capro espiatorio delle situazioni che si vengono a creare lungo la vicenda del film.
Un anno di scuola di Franco Giraldi è un film molto valido e, purtroppo, poco ricordato  che, ispirandosi ad uno dei Racconti di Giani Stuparich, fa riemergere un periodo poco raccontato dal cinema italiano, quello vissuto dai ragazzi negli anni immediatamente precedenti alla Grande Guerra. In questo caso si parla di Trieste, nell'anno 1913, e di una ragazza che frequenta l'ultimo anno di un liceo maschile. Vengono alla luce i profondi sentimenti, le aspettative, i confronti e gli scontri di una generazione che in breve tempo si sarebbe trovata ad affrontare la tremenda realtà di una guerra sanguinosa. Il film, prodotto dalla Rai, fu trasmesso in due puntate anche dalla televisione.
Il film Bianca di Nanni Moretti segna un cambiamento nella carriera del regista di Brunico che, fino a quel momento, si era impegnato a mettere in risalto alcuni aspetti riguardanti i problemi, i pensieri e le passioni della generazione a cui appartiene. In Bianca Moretti interpreta un professore che inaspettatamente si trova coinvolto in fatti drammatici; ma al di là della vicenda, quello che conta in questo contesto è la presenza della scuola dove il professore lavora e quindi delle scene (alcune delle quali indimenticabili per arguzia e spassosità) che avvengono all'interno dell'istituto scolastico e che coinvolgono professori e studenti.
Ne I ragazzi di via Panisperna Gianni Amelio ricorda quel gruppo di geniali studenti che nel 1934 frequentavano il Regio istituto di Fisica, sito proprio in via Panisperna, al centro di Roma; tra di essi c'erano Ettore Majorana, Emilio Segrè e Bruno Pontecorvo, mentre la cattedra era retta da Enrico Fermi. Il film di Amelio si concentra principalmente sulle figure di Fermi e di Majorana (interpretati rispettivamente Da Ennio Fantastichini e da Andrea Prodan) ponendo in primo piano anche il particolare periodo storico in cui si svolsero gli studi e i primi successi di questi fisici famosissimi, per giungere all'epilogo in cui le strade degli studiosi si divisero per sempre (Fermi fu costretto a lasciare L'Italia e se ne andò negli Stati Uniti mentre Majorana scomparve nel nulla).
Nel 1995 esce un altro bel film: La scuola di Daniele Luchetti, che parla di un liceo romano in cui il degrado la fa da padrone; per tal motivo un professore cerca disperatamente di salvare il salvabile e di aiutare in tutti i modi (possibili e impossibili) gli studenti più "deboli", destinati (senza il suo intervento) ad abbandonare gli studi e che quindi avrebbero avuto in sorte un futuro più che mai incerto. Grande prova di Silvio Orlando che interpreta proprio questo docente idealista e umanitario, ma anche il resto del cast, di cui fanno parte, tra gli altri, Anna Galiena e Fabrizio Bentivoglio, non sfigura affatto.
Decimo ed ultimo film (cronologicamente parlando) è Notte prima degli esami, titolo che riprende quello di una canzone di Antonello Venditti uscita negli anni '80. Ed è proprio nel decennio appena citato che si svolge la vicenda del film, che mette in scena i problemi, le preoccupazioni, i sentimenti e le battaglie dei ragazzi che hanno affrontato il difficile momento degli esami di maturità. Fausto Brizzi, giovane regista di questa pellicola, ha realizzato un'opera di successo perché è riuscito a trasportare nel presente le emozioni di una generazione che ha vissuto questo periodo scolastico circa venti anni prima, facendo sì che i giovani studenti si identificassero in pieno nei "vecchi". Il cast, formato da attori pressoché esordienti, si avvale anche della presenza di Giorgio Faletti, molto bravo nel ruolo del professore.



DIECI FILM ITALIANI SULLA "SCUOLA"

"Maddalena zero in condotta" (1940) di Vittorio De Sica.
"Ore 9 lezione di chimica" (1941) di Mario Mattoli. 
"Mio figlio professore" (1948) di Renato Castellani.
"Cuore" (1948) di Duilio Coletti.
"Il maestro di Vigevano" (1962) di Elio Petri.
"Un anno di scuola" (1977) di Franco Giraldi.
"Bianca" (1982) di Nanni Moretti.
"I ragazzi di via Panisperna" (1990) di Gianni Amelio.
"La scuola" (1995) di Daniele Luchetti.
"Notte prima degli esami" (2006) di Fausto Brizzi.